Alessandro Tiarini
Tamar e i messi di Giuda

Alessandro Tiarini
Tamar e i messi di Giuda

Alessandro Tiarini (Bologna 1577 – 1668)
Tamar e i messi di Giuda
olio su tela, cm120.0x136.0

L’opera
L’impaginazione orizzontale con figure viste per tre quarti e caratterizzazioni espressive che rasentano la pittura di genere stanno ad indicare la destinazione privata dell’opera.
Il dipinto illustra l’epilogo del rapporto tra Giuda, figlio di Giacobbe, e Tamar che, vedova dei suoi due figli, gioca d’astuzia verso Giuda che non rispettava la legge giudaica che imponeva di darla in moglie al terzo figlio. Travestita da prostituta, Tamar resta in cinta di Giuda che le lascia in pegno il proprio sigillo con il cordone e il bastone. Nel dipinto, Tamar incinta mostra il bastone e il sigillo ai servitori di Giuda che sono venuti a prenderla per l’esecuzione sul rogo, come previsto dalla legge.
Confermando le qualità di abile narratore, Tiarini inquadra la scena lateralmente con un’impostazione prospettica che sospinge l’occhio dell’osservatore sull’episodio in secondo piano. E’ noto che Tiarini metteva in atto la rappresentazione delle storie sacre e profane con speciale scrupolo letterario, leggendo i testi prima di cominciare, non accontentandosi della tradizione iconografica, testimone prezioso del suo tempo.

L’autore
L’itinerario formativo del giovane Tiarini parte dalla bottega del pittore tardomanierista bolognese Prospero Fontana, prosegue con Bartolomeo Cesi, severo esponente della pittura di Controriforma, e si conclude a Firenze presso Domenico Cresti, Il Passignano, dove si riaccende l’interesse del giovane artista per la pittura dei Carracci. A Bologna, Tiarini si avvicina infatti a Ludovico Carracci come rivela il “Martirio di santa Barbara” in San Petronio che dichiara anche l’intensità delle suggestioni toscane, una componente costante della sua pittura. L’artista bolognese si conquista anche una clientela extra-cittadina, a partire dall’incarico per la decorazione della basilica della Ghiara a Reggio Emilia, dove realizza una serie di dipinti d’altare per le chiese cittadine. Sensibile interprete dell’iconografia sacra, Tiarini declina i soggetti con mirabile sapienza scenografica dando vita ad impaginazioni solenni, con figure poste in abili scorci entro soluzioni luministiche dagli effetti teatrali. Probabilmente uno dei pittori bolognesi più rappresentativi del secolo.