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un volume sulla Ghiara

Sabato 23 novembre, presso l’Aula Magna di Unimore a Reggio Emilia, si è tenuta la presentazione di un volume dal titolo ‘La Basilica della Ghiara di Reggio Emilia’. Il libro, promosso dalla Fondazione Manodori, rientra nel programma di iniziative legate ai Quattrocento anni della traslazione dell’immagine della Madonna della Ghiara.

Sono intervenuti Romano Sassatelli, presidente della Fondazione Manodori, monsignor Massimo Camisasca, vescovo della Diocesi di Reggio Emilia-Guastalla, Luca Vecchi, sindaco del comune di Reggio Emilia, Giorgio Zanni, presidente della provincia, e Giammaria Manghi, sottosegretario presidenza della giunta Regione Emilia-Romagna. Il volume è stato presentato dai curatori, Massimo Mussini e Alberto Cadoppi, e da Gino Farina, coordinatore del comitato ‘Basilica della Ghiara’. Erano presenti gli autori, Lorenzo Zamboni, Monica Morini, Elisa Bellesia, Carla Bazzani, Giancarlo Grassi, Daniele Canuti, Roberta Grassi, il fotografo, Carlo Vannini, e Orazio Tarroni delle Grafiche Step di Parma, che ha curato la grafica e la stampa del volume.

È diventata ormai una tradizione che la Fondazione Manodori a fine anno realizzi una strenna in occasione delle festività natalizie. In genere una pubblicazione che illustra aspetti ancora poco indagati della storia e della cultura locali.

Ma stavolta è diverso. Si tratta di un’operazione ‘corale’ che ha coinvolto il comitato Basilica della Ghiara e rappresentanti dell’associazione Al Castlein di Castelnovo Sotto, che hanno realizzato un carro allegorico che rappresenta la Madonna della Ghiara che calpesta un drago, ricostruzione della traslazione dell’immagine di quattrocento anni fa. Quattrocento anni di storia che sono stati celebrati quest’anno che hanno una sintesi ideale nel volume dedicato alla Basilica, un luogo ricco di valenze simboliche, che ha accompagnato e segnato l’evoluzione storica e sociale del contesto urbano di cui è parte integrante. Il volume dà conto inoltre dei recenti interventi di illuminotecnica che hanno la basilica ad un nuovo suggestivo splendore.

Era il 1834 quando, dopo un lungo e complesso percorso burocratico, iniziato sul finire del’600, venne stabilito che il Tempio della Beata Vergine della Ghiara divenisse di proprietà esclusiva del Comune e, pertanto, l’amministrazione fosse di competenza dell’intera comunità. Quello che viene riconosciuto come uno dei più artistici santuari mariani d’Italia è nato proprio per volontà del popolo reggiano, per la fede verso la Beata Vergine e la devozione alla Sua immagine, raffigurata nell’affresco derivato dal bozzetto di Lelio Orsi.
In particolare, a partire dal 1596 quando venne venne riconosciuto il miracolo dell’orfano Marchino e il Papa permise la venerazione pubblica dell’immagine e i pellegrinaggi. E si è dovuto aspettare il 12 maggio del 1619 perché venisse inaugurato il nuovo Tempio e l’immagine vi fosse traslata.

Quattrocento anni di storia che sono stati celebrati quest’anno che hanno una sintesi ideale nel volume dedicato alla Basilica.

La Fondazione Manodori ha innumerevoli punti di contatto con la Basilica della Ghiara. Innanzitutto per la vicinanza e sostegno che non ha mancato di dare, negli anni, per mantenerne l’integrità strutturale e la raffinata bellezza.
C’è poi un filo rosso che s’annoda alla storia della grandiosa decorazione pittorica della Ghiara che ha coinvolto i migliori artisti emiliani del primo Seicento. Ludovico Carracci, Alessandro Tiarini, Luca Ferrari, Carlo Bononi, Palma il Giovane, tra gli altri. Gli stessi di cui la Fondazione ha acquisito opere per preservarle dalla dispersione e perché rimanessero a testimonianza di quella straordinaria stagione d’arte e di cultura, indubbiamente uno dei periodi artisticamente più intensi per Reggio Emilia.
La storia della basilica s’intreccia quindi a più riprese con l’evoluzione del tessuto sociale, culturale ed economico del territorio di cui è parte integrante. La Fondazione Manodori ha voluto condividere questo patrimonio di valori, con l’intento di contribuire a rinsaldare i legami e le radici della nostra comunità.